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Epilessia

L’epilessia è una condizione neurologica (in alcuni casi definita cronica, in altri transitoria, come per esempio un episodio mai più ripetutosi) caratterizzata da ricorrenti e improvvise manifestazioni con improvvisa perdita della coscienza e violenti movimenti convulsivi dei muscoli, dette “crisi epilettiche”.

Nella maggior parte dei casi, l’eziologia non è nota, anche se alcuni individui possono sviluppare l’epilessia come risultato di alcune lesioni cerebrali, a seguito di un ictus, per un tumore al cervello o per l’uso di droghe e alcol. Anche alcune rare mutazioni genetiche possono essere correlate all’instaurarsi della condizione. Gli attacchi epilettici sono il risultato dell’attività eccessiva e anormale dei neuroni della corteccia cerebrale. In genere per la diagnosi si ricorre a tecniche di imaging biomedico del cervello ed ad esami del sangue. La diagnosi di epilessia spesso può essere confermata mediante l’elettroencefalogramma (EEG), tuttavia un risultato normale in questo test non può escludere la condizione.

Gli attacchi epilettici vengono generalmente controllati tramite farmaci in circa il 70% dei casi. In coloro che non rispondono alla terapia farmacologia si può fare ricorso alla chirurgia, alla neurostimolazione o a cambiamenti nell’alimentazione.

Circa l’1% della popolazione mondiale soffre di epilessia e quasi l’80% dei casi si riscontrano nei paesi in via di sviluppo. L’epilessia diventa più comune nelle persone anziane.

L’epilessia è caratterizzata da un rischio a lungo termine di attacchi epilettici ricorrenti. Tali disturbi possono presentarsi in vari modi a seconda della parte del cervello che risulta coinvolta e dall’età della persona.

La crisi epilettica è un evento parossistico tramite il quale l’epilessia si manifesta, causato dalla scarica improvvisa eccessiva e rapida di una popolazione più o meno estesa di neuroni che fanno parte della sostanza grigia dell’encefalo.

L’aggregato di neuroni interessati dalla scarica viene definito “focolaio epilettogeno”.

Il tipo più comune (circa il 60%) degli attacchi epilettici è quello di tipo convulsivo. Di questi, un terzo incomincia come crisi convulsive toniche e crisi convulsive cloniche, dette anche “crisi generalizzate” o “grande male”, che originano da entrambi gli emisferi del cervello. I due terzi, invece, incominciano con crisi parziali semplici o complesse che influiscono su di un unico emisfero cerebrale e che possono poi tuttavia progredire a crisi epilettiche generalizzate. Il restante 40% degli attacchi epilettici è di tipo non-convulsivo. Si tratta dell’assenza tipica o “piccolo male” che si presenta come una diminuzione del livello di coscienza con una durata di circa 20 secondi.

L’epilessia può avere effetti negativi sul benessere sociale e psicologico.

Alcuni ulteriori disturbi si verificano più frequentemente nelle persone con epilessia, a seconda della condizione presente. Questi possono includere la depressione, l’ansia e l’emicrania. La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) colpisce da tre a cinque volte di più i bambini con epilessia rispetto a quelli della popolazione in generale.

L’epilessia si presenta più frequentemente nei pazienti con disturbi dello spettro autistico.

L’epilessia è solitamente trattata mediante l’assunzione giornaliera di farmaci, prescritti dopo il verificarsi di una seconda crisi, ma per quelli ad alto rischio la terapia farmacologica può essere utilizzata fin dall’esordio.